Per i sociologi stiamo vivendo un momento veramente interessante in cui la palla viene rimessa al centro e tutti noi siamo chiamati a fare, scoprendo qualità sopite e mettendo a fuoco alcune lacune da colmare in termini di skill e competenze.
Nell’era dell’AI, dove tutto corre veloce e il lavoro non ha più confini fisici, i valori tornano al centro. Non come dichiarazioni astratte, ma come bussola concreta per orientare decisioni, comportamenti e relazioni quotidiane.
Ogni viaggio inizia con una direzione. Ma stiamo davvero andando nella direzione giusta o ci stiamo solo limitando a misurare il percorso?
Ogni processo di trasformazione inizia con un gesto semplice e, al tempo stesso, complesso: riconoscere. Riconoscere chi ha costruito prima di noi, ciò che ha funzionato e ciò che ha resistito nel tempo, le fondamenta su cui oggi poggiamo, anche se spesso sembrano da superare.
C’è un cervello elettronico, non so dove, che funziona esattamente come il mio cervello”.
La voce è quella di Italo Calvino e l’anno è il 1978. Un’intuizione straordinaria, che oggi ci sembra
scritta apposta per raccontare l’era che stiamo vivendo: quella dell’Intelligenza Artificiale.