di Francesca Maria Montemagno
Ogni rivoluzione tecnologica nasce da una promessa. Internet avrebbe dovuto connetterci; in parte ci è riuscito, in parte no.
L’intelligenza artificiale oggi promette di liberarci dal ripetitivo e amplificare le nostre capacità.
Ma l’amplificazione, di per sé, non garantisce un progresso: rende semplicemente più evidente ciò che siamo.
Riccardo Luna, che abbiamo intervistato per Voices of the Journey, rubrica della nostra newsletter, ricorda bene la promessa iniziale del web e ciò che lungo il cammino si è inceppato. E ricordo anch’io l’entusiasmo, quando ero executive nella industry energy & renewables, con cui accoglievo le sue proposte e quelle di un team innovativo: allora Luna era direttore di Wired Italia e uno dei promotori più attivi di una nuova cultura digitale nel Paese.
“Qualcosa è andato storto, ma forse siamo ancora in tempo per rimediare.”
È un monito prezioso che arriva dall’ultimo saggio di Riccardo Luna che per noi significa: la tecnologia non corregge la cultura, la estende.
Per questo la domanda non è “che cosa può fare l’IA?”, ma “che cosa vogliamo far accadere attraverso l’IA?”.
Il punto non è lo strumento: è l’intenzionalità.
In Smartive siamo convinti che l’IA non rappresenti una sfida tecnica, ma l’inizio di una nuova fase di trasformazione culturale. Ci chiede di rivedere i nostri linguaggi, i modelli decisionali, il modo in cui collaboriamo.
E soprattutto ci invita a riscoprire la collaborazione come leva strategica per integrare intelligenze diverse, quelle delle persone e quelle dei sistemi, dentro lo stesso spazio di decisione.
Ogni organizzazione dovrà costruire un nuovo patto tra tecnologia e persone:
chi decide cosa
quali metriche contano
come prendiamo decisioni
come garantiamo responsabilità e impatto
Non possiamo governare l’IA con gli schemi di ieri. Servono nuovi alfabeti.
Non a caso, il CEO di NVIDIA ha affermato che “l’IT diventerà l’HR degli AI agent”.
È una provocazione, ma intercetta un punto: la tecnologia è ormai un fatto culturale e organizzativo, non solo tecnico.
Richiede nuove competenze e nuove forme di leadership.
L’IA, in fondo, è come un dizionario: contiene infinite parole, ma siamo noi a dare forma al messaggio.
E il messaggio dipende dalla qualità delle domande che sapremo porre.
La nostra sfida, come aziende, come comunità, come persone, è proprio questa:
non farci guidare dagli strumenti, ma dalla visione che vogliamo costruire.
Perché la risposta conta.
Ma la domanda conta molto di più.
Se non l’hai ancora fatto e ami esplorare il cambiamento con curiosità e mente aperta, la nostra newsletter THE JOURNEY fa al caso tuo. Sali a bordo e inizia il viaggio con noi! -> https://mailchi.mp/smartive/thejourney
IIlustrazione di Nick Öhlo
