Target Value
In Smartive utilizziamo spesso lo strumento del canvas nelle sue diverse declinazioni, sfruttando la logica del pensiero visuale, per spingere i team dei nostri hackathon, dei bootcamp o i partecipanti ai project work ad immaginare, disegnare, migliorare le proprie idee progettuali.
Ne usiamo uno forse più di tutti: il Business Model Canvas, uno strumento di business design ideato da Alexander Osterwalder che permette di rappresentare in modo strategico un nuovo modello di business o di affinarne uno già esistente. Uno dei campi di questo particolare canovaccio è quello delle “key propositions” che presuppone una domanda centrale:
“Come possiamo rendere migliore la vita dei nostri clienti o consumatori?”
È la stessa domanda sottesa nel settimo principio del manifesto Smartive, quello del “Target Value” che ci rimanda all’approccio lean startup.
Come funzionano gli ecosistemi dell'innovazione digitale? Quali sono gli strumenti che consentono di mitigare il rischio e crescere rapidamente?
È facile, sta tutto in una parola: MVP! Nel mondo delle start-up ma anche in molte realtà aziendali, si sente spesso parlare di “Minimun Viable Product (MVP)”, ossia della versione di un prodotto con alcune caratteristiche minime che consentono al team di testare un modello di business e di raccogliere la massima quantità di feedback dai clienti per apprendere quanto più possibile e affinare il prodotto.
Il concetto di “Minimun Viable Product” mette in luce la portata dell’impatto che l’apprendimento ha nello sviluppo di nuovi prodotti e spesso tale apprendimento è generato proprio dal fare un salto nell’ignoto, piuttosto che aspettare di realizzare il prodotto perfetto prima di lanciarsi.
In Facebook, ad esempio, uno dei valori alla base della strategia del brand è proprio “Better done than perfect”, meglio realizzare qualcosa e migliorarlo strada facendo che non arrivare mai a concretizzare nulla per paura di fallire, sbagliare o commettere errori.
A tale proposito, infatti, un altro principio del manifesto Smartive è proprio quello di abbracciare il rischio e non rifuggirlo, in quanto è proprio sbagliando che non solo si impara, ma guardando all’errore dal giusto punto di vista si possono cogliere opportunità di crescita e miglioramento continui.
Il Minimum Viable Product deve far parte di una strategia più ampia che ci aiuta a progredire e ad avvicinarci ai nostri obiettivi. Tipicamente si arriva all’MVP dopo una fase detta di “customer development“. Dobbiamo evitare di innamorarci della nostra idea o della nostra soluzione per sforzarci di capire se siamo di fronte ad un vero e proprio problema per cui la risposta risulta rilevante per quelli che possono essere i nostri “early adopter”.
Ascoltare, misurare, testare per arrivare a validare una soluzione e concentrarci sul valore del nostro prodotto e/o servizio. Se la Unique Value Proposition è la promessa che facciamo ai nostri customer, Il Minimum Viable Product deve essere in grado di mantenere quella promessa. E rappresenta il punto di partenza intorno a cui costruire i nostri business plan!